Che cosa è un webring

Un webring è un insieme di siti internet uniti in una struttura circolare, come fosse un anello. 
I webring sono nati nei primissimi anni di Internet, negli anni Novanta, tempi in cui i motori di ricerca allora esistenti – parliamo di Altavista, Yahoo, Excite all’estero e di Virgilio e Arianna in Italia – erano ancora in uno stato primordiale e i social network non esistevano proprio. Navigare assomigliava a una bizzarra caccia al tesoro in cui i link ricoprivano la funzione principale nella scoperta di nuovi contenuti. 

Un webring funzionava così: tu scovavi un sito web interessante e alla fine della pagina, o in una della colonne laterali, scoprivi questo pezzetto di interfaccia che ti permetteva di muoverti (avanti, indietro o a caso) in un circuito di altri siti web affini all’argomento di cui stavi leggendo; nel caso avessi cliccato sempre su “Next” alla fine saresti ritornato sul sito web da cui eri partito avendo percorso la totalità dei siti appartenenti a quell’anello.

All’alba della Rete, i webring erano uno dei pochi modi che permettevano alle persone di collegarsi e ritrovarsi attraverso un interesse comune. Nacquero in questo modo webring dedicati al cinema, ai fumetti, a un singolo personaggio, alla tecnologia, ai viaggi, alla scienza, allo sport e così via. Fu, insomma, un primo tentativo di creare directory tematiche che aiutassero chi navigava a rintracciare contenuti in tempi di caricamenti estremamente lenti – se paragonati a quelli odierni – delle pagine web. I webring hanno costituito uno dei primi tentativi di mappare le praterie digitali del Web, attraverso l’unione di persone che condividevano la passione per un argomento. Un primordiale filtro, costruito e mantenuto da attori umani.

Questo elenco circolare di siti avrebbe poi perso progressivamente la propria importanza: l’ampliarsi e il miglioramento dei motori di ricerca e l’arrivo di Google portarono i webring dall’iniziale esperimento di EUROPa e di webring.org dell’allora adolescente Denis Howe all’acquisizione prima da parte di Geocities – dove i webring avevano proliferato più che da altre parti – e poi di Yahoo che, compratosi Geocities, tentò di rimodellare l’esperimento a propria immagine, rovinandolo definitivamente. Per chi avesse interesse a conoscere la storia nei dettagli può consultare questo ottimo post di Tedium, pubblicato quattro anni fa.

Quello che rimane di interessante e utile dei webring oggi è il loro rimanere agganciati a un’idea del web più umana possibile e a una navigazione determinata dalla volontà delle persone di unirsi in una social catena alternativa a quella voluta da algoritimi e altri meccanismi che di umano hanno sempre meno.
È una maniera diversa di stare sulla Rete, utile sia per chi produce contenuti sia per chi vuole soltanto fruirne. Fosse solo per passare una quindicina di minuti al giorno leggendo contenuti connessi dalla sola forza di un link –  messo lì da un umano invece che da una sequenza di istruzioni decisa da altri.
Provateci, potete continuare quanto (o smettere quando) volete e non costa nulla – e anche questo, visti i tempi, suona abbastanza bislacco.